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Zecche: 4 cose da sapere per proteggersi durante le escursioni

Con l’inizio della stagione primaverile ed estiva si torna a parlare di uno tra i maggiori disturbatori delle nostre escursioni: le zecche.
Sono diverse le conseguenze in cui possiamo imbatterci dall’incontro con questo animale, dal semplice fastidio fino al concreto rischio dovuto alle malattie di cui purtroppo potrebbe essere portatore . È utile quindi conoscere alcuni aspetti legati alle zecche che ci permetteranno di vivere più serenamente le nostre escursioni.

1. Zecche, conoscere il nemico

Quando sono più attive le zecche?

Tendenzialmente le zecche sono molto attive nel periodo che va da marzo/aprile fino a settembre/ottobre, quindi il periodo primaverile ed estivo. Questo purtroppo non esclude a priori la loro presenza anche in periodi diversi.

Dove si trovano più spesso le zecche?

Le zecche possono trovarsi con più facilità a quote inferiori ai 1800 metri (anche se non si possono escludere eccezioni).

È più probabile che frequentino luoghi ombreggiati ed umidi, boschi, prati dall’erba alta e zone in cui è presente anche un certo tipo di fauna selvatica (caprioli, cervi, stambecchi ecc..) nonché pascoli di ovini e bovini che sono la loro principale fonte di nutrimento.

2. I pericoli delle zecche

La Borreliosi di Lyme

Una delle malattie più facilmente associabile alla zecca è la Malattia di Lyme, che può appunto svilupparsi a seguito del morso di questo animale. La malattia, di origine batterica, si presenta nel suo stadio iniziale quasi sempre con un eruzione cutanea molto particolare a forma di anello chiamata “eritema migrante”. L’eritema può comparire anche dopo 30-40 giorni dal morso della zecca. In alcuni casi possono invece comparire, in questo periodo di tempo, solo dei sintomi simili ad un’ influenza (mal di gola, febbre, dolori muscolari, cefalea, spossatezza, gonfiore dei linfonodi etc…). E’ utile quindi appuntarsi sul calendario la data di estrazione della zecca e il punto del corpo in cui è avvenuto il morso per poter meglio monitorare la comparsa di eventuali sintomi.

La malattia è curabile ma è importante che la cura sia tempestiva. Dopo la manifestazione cutanea, infatti, la malattia può diffondersi a livello sistemico. È quindi molto importante rivolgersi ad un medico qualora si manifesti questo particolare eritema o altri sintomi visti prima.

Per maggiori informazioni si rimanda al sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

L’encefalite da zecca (TBE)

L’encefalite da zecca, o anche TBE, è una grave malattia virale che può essere trasmessa dal morso di zecca. È diffusa soprattutto in alcune zone dell’ Europa settentrionale e centro-orientale. In Italia i primi casi si sono registrati nella zona del Bellunese.

La TBE si manifesta spesso in forma asintomatica ma, in circa il 30% dei casi, possono invece comparire sintomi come febbre alta, forte mal di testa, dolori, rigidità del collo, nausea o vomito. Sintomi che, in alcuni casi, possono evolvere in gravi forme di meningite ed encefalite.

Essendo di origine virale non esiste una cura specifica per la TBE. L’unica arma a nostra disposizione è la prevenzione, rappresentata dalle classiche norme di comportamento che vedremo in seguito, e dal vaccino specifico. Il vaccino si compone di 3 dosi, più dei richiami da effettuare ogni 3/5 anni e, nelle zone dove la TBE è endemica, viene offerto gratuitamente.

Per maggiori informazioni si rimanda al sito dell’Istituto Superiore di Sanità.

3. Zecche: come prevenire

Comportamento

Le principali regole di comportamento da adottare per prevenire il morso di zecca sono:

  • Evitare di transitare in zone dove è più alto il rischio di imbattersi in questi animali, evitando quindi di camminare al di fuori dei sentieri e, per quanto possibile, evitando il contatto con la vegetazione o l’erba alta.
  • Indossare indumenti lunghi, stretti sulle caviglie e sui polsi e di colore chiaro, in modo tale da permettere di individuare le zecche più facilmente.
  • Dopo l’escursione è importante innanzitutto spazzolare per bene zaino e vestiti e fare una doccia per eliminare eventuali zecche che non hanno ancora avuto modo di insediarsi. Dopo la doccia effettuare sempre un controllo della pelle (facendosi magari aiutare da qualcuno per le zone più difficili) prestando particolare attenzione alle zone umide del corpo come inguine, retro delle ginocchia, spazio tra le dita e ascelle. È bene tenere presente che la zecca è un animale davvero molto piccolo e potrebbe non essere facile da individuare. Sulla pelle potrebbe avere l’aspetto di un piccolissimo neo che al tatto appare in rilievo.

Repellenti per zecche

È utile applicare sulle parti scoperte del corpo e/o sugli indumenti dei repellenti specifici per le zecche (i più efficaci sono quelli a base di DEET o Icaridina). Assicurarsi di applicare il repellente nelle tempistiche e dosi indicate sull’etichetta per garantirne l’efficacia.

In aggiunta ai classici repellenti chimici esistono in commercio anche degli speciali repellenti ad ultrasuoni, studiati per tenere lontane le zecche e che possono essere valutati come strumento di difesa aggiuntivo.

Vaccinazione

Come indicato prima, per la TBE esiste un vaccino molto efficace che può essere molto indicato soprattutto in caso si frequentino quelle zone dove la malattia è più diffusa. Rivolgersi al proprio medico o alla propria ASL per maggiori informazioni.

4. Zecche: come rimuoverle

La zecca va asportata il prima possibile per ridurre al minimo in rischio di infezioni.

Nel farlo è importante evitare di “traumatizzare” l’animale durante le manovre di rimozione (evitare ad esempio di spremerla con le dita o di strapparla con forza o utilizzando alcol o altre sostanze irritanti). Questo perché c’è il rischio che l’animale, se durante il distacco viene “traumatizzato”, possa rigurgitare il suo pasto all’interno del nostro corpo causando infezioni e rendendo quindi più probabile il trasmettersi delle malattie citate prima.

Il modo migliore per rimuovere la zecca è quindi utilizzando delle pinzette, afferrando l’animale il più possibile vicino al punto di contatto con la pelle e tirando con una leggera rotazione (oppure, se possibile in tempi brevi, affidandosi direttamente ad un medico per l’operazione, soprattutto quando la zona è difficile da raggiungere). Dopo l’estrazione si consiglia di disinfettare la cute e controllare che non siano rimasti frammenti dell’animale nella ferita. Si consiglia poi di monitorarsi nei 30-40 giorni successivi all’estrazione per individuare l’insorgenza di eventuali sintomi sospetti che vanno prontamente segnalati al medico.

 

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CATEGORIA: Sicurezza

Crediti immagini

Foto di Erik Karits da Pixabay

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